L’intersuola è la base tecnologica più importante di ogni scarpa da trail running: costituisce infatti il fattore che più di altri determina le prestazioni, il comfort e la durata della calzatura durante le lunghe percorrenze sui sentieri più o meno impervi. Posizionata tra la tomaia superiore e la suola esterna, la componente intermedia è responsabile dell’ammortizzazione, della stabilità e del ritorno energetico che ogni trail runner sperimenta ad ogni passo lungo i chilometri di sterrato, sassi e radici. Insomma, non certo un contributo irrilevante!
Per comprendere in modo più consapevole l’importanza dell’intersuola nel trail running, riteniamo fondamentale cominciare con il considerare che durante una corsa in natura il piede è sottoposto a sollecitazioni multiple e variabili.
L’irregolarità del terreno genera infatti impatti asimmetrici che richiedono una risposta calibrata e progressiva da parte della scarpa. Ebbene, l’intersuola funge proprio da interfaccia intelligente, trasformando l’energia cinetica degli impatti in una risposta elastica che sostiene la biomeccanica naturale della corsa e protegge articolazioni, tendini e muscoli dalla fatica cumulativa.
La qualità dell’intersuola diventa ancora più importante nelle discipline dell’ultra trail, dove la resistenza alla compressione e la capacità di mantenere le proprietà ammortizzanti per decine o centinaia di chilometri rappresentano fattori determinanti per il successo della performance. Un’intersuola progettata male può infatti compromettere l’intera esperienza di corsa, causando affaticamento precoce, dolori articolari e aumentando significativamente il rischio di infortuni durante le lunghe distanze sui sentieri di montagna.
La differenza tra suola, battistrada e intersuola
Prima di addentrarci più in profondità in questa guida, ci piace condividere che nell’architettura di una scarpa da trail running è fondamentale distinguere chiaramente i tre elementi che compongono la parte inferiore della calzatura, ciascuno con funzioni specifiche e complementari.
Cominciamo così con la suola esterna o battistrada, che costituisce l’elemento più esterno, quello a diretto contatto con il terreno, caratterizzato dal design degli intagli, dalla mescola di gomma utilizzata e dai tasselli che determinano trazione e grip sulle diverse superfici naturali.
L’intersuola si posiziona invece immediatamente sopra la suola esterna, costituendo così la componente intermedia che non entra mai in contatto diretto con il terreno ma che assorbe e gestisce tutte le forze generate durante l’impatto e la fase di spinta. La separazione funzionale permette all’intersuola di concentrarsi esclusivamente sulle proprietà di ammortizzazione e ritorno energetico, senza dover compromettere con le esigenze di resistenza all’abrasione tipiche del battistrada.
C’è infine la tomaia e la zona della suola interna, a completamento della struttura, fornendo contenimento, supporto e comfort diretto per il piede. Una stratificazione intelligente che permette a ogni componente di essere ottimizzata per la propria funzione specifica, risultando in una scarpa complessivamente più performante e duratura rispetto a soluzioni meno specializzate.
Le funzioni dell’intersuola: ammortizzazione e risposta elastica
Ma che cosa serve l’intersuola? Anche se ne abbiamo già parlato in termini sintetici, giova ritornare sul fatto che l’intersuola svolge un ruolo di mediazione biomeccanica fondamentale, trasformando l’energia dell’impatto in propulsione con un processo complesso di assorbimento e restituzione dell’energia cinetica. Durante la fase di appoggio, il materiale dell’intersuola si comprime progressivamente, assorbendo le forze verticali e orizzontali generate dal contatto del piede con il terreno irregolare dei sentieri naturali.
Ebbene, la capacità di gestire diverse tipologie di impatto distingue un’intersuola di qualità da una mediocre. Nel trail running, infatti, l’atleta deve affrontare superfici che variano costantemente: rocce aguzze che richiedono protezione puntuale, radici scivolose che necessitano stabilità laterale, discese tecniche che amplificano le forze di impatto, e lunghe salite che richiedono efficienza energetica e comfort prolungato.
Il processo di restituzione dell’energia immagazzinata durante la compressione rappresenta l’aspetto più sofisticato della tecnologia dell’intersuola moderna. Le mescole più avanzate sono progettate per rilasciare tra il 60% e l’85% dell’energia assorbita durante l’impatto, contribuendo attivamente alla propulsione nella fase di spinta e riducendo il dispendio energetico muscolare dell’atleta, particolarmente prezioso durante le ultra distanze dove l’efficienza metabolica diventa critica.

Attenuare gli impatti e restituire energia nella corsa
Tutto ciò premesso, appare evidente come l’attenuazione degli impatti sia la funzione primaria dell’intersuola, particolarmente importante nel trail running, in cui le forze generate possono essere superiori del 20-30% rispetto alla corsa su asfalto. La geometria variabile del terreno naturale crea impatti multidirezionali che sollecitano il sistema muscolo-scheletrico secondo angolazioni impreviste, richiedendo un’ammortizzazione che non sia soltanto verticale ma anche laterale e torsionale.
Ecco, pertanto, che la progressività dell’ammortizzazione può determinare la qualità dell’esperienza di corsa e l’efficacia protettiva dell’intersuola. Un’ammortizzazione troppo rigida trasferisce improvvisamente tutte le forze al piede e alle articolazioni, mentre un’ammortizzazione eccessivamente morbida può generare instabilità e perdita di controllo su terreni tecnici. L’intersuola ideale per il trail running deve trovare il equilibrio ottimale, offrendo protezione sufficiente senza compromettere la propriocezione necessaria per navigare sicuramente su superfici irregolari.
Il ritorno energetico si manifesta attraverso la capacità del materiale dell’intersuola di restituire energia durante la fase di spinta, contribuendo alla propulsione dell’atleta e riducendo lo sforzo muscolare richiesto. Una caratteristica che diventa particolarmente vantaggiosa nelle lunghe distanze, dove anche un piccolo miglioramento dell’efficienza energetica si traduce in una riduzione significativa della fatica cumulativa e in un miglioramento delle prestazioni complessive.
Le principali mescole usate nell’intersuola
Il ventaglio delle mescole utilizzate nell’intersuola delle scarpe da trail running ha subito un’evoluzione tecnologica davvero notevole negli ultimi anni – come dimostrano anche le nostre recensioni sulle scarpe da trail running – con lo sviluppo di materiali sempre più performanti che combinano leggerezza, durabilità e proprietà meccaniche superiori. La scelta della mescola determina direttamente le caratteristiche di ammortizzazione, ritorno energetico, peso e longevità della scarpa, rappresentando uno dei fattori più importanti nella progettazione di una calzatura da trail running di qualità.
L’EVA (Etilene Vinil Acetato) rimane pur sempre il materiale di riferimento per la maggior parte delle intersuole, grazie alla sua versatilità, leggerezza e costo contenuto. Si tratta di un polimero espanso che offre buone proprietà ammortizzanti e può essere formulato in diverse densità per ottenere caratteristiche specifiche. L’EVA tradizionale presenta tuttavia alcuni limiti in termini di durabilità e ritorno energetico, spingendo i produttori a sviluppare formulazioni sempre più sofisticate.
Le mescole proprietarie rappresentano l’evoluzione dell’EVA di base: ogni marchio ha infatti sviluppato la propria formulazione specifica per ottimizzare le prestazioni. Nike utilizza il React, Adidas il Boost, New Balance il Fresh Foam, Hoka il EVA compression-molded, e Salomon l’EnergyCell+. Formulazioni proprietarie che combinano spesso diversi materiali e tecnologie di produzione per superare i limiti dell’EVA tradizionale.
EVA (Etilene Vinil Acetato)
Considerato che ne abbiamo appena fatto cenno, soffermiamoci in modo più accorto sull’EVA, che possiamo definire come la vera spina dorsale della tecnologia dell’intersuola moderna, offrendo un equilibrio eccellente tra prestazioni, peso e costo che lo ha reso il materiale più diffuso nell’industria delle scarpe da running. La sua struttura a celle chiuse garantisce proprietà isolanti e idrorepellenti, caratteristiche particolarmente vantaggiose nel trail running dove l’esposizione all’umidità e alle variazioni termiche è costante.
Molto versatile, l’EVA permette di modulare le sue proprietà attraverso variazioni nella densità, nella formulazione chimica e nel processo di espansione. EVA più denso (durezza 45-55 Shore A) offre maggiore supporto e durata ma risulta meno ammortizzante, mentre EVA più morbido (durezza 25-35 Shore A) fornisce maggiore comfort e ammortizzazione ma tende a compattarsi più rapidamente sotto stress ripetuti.
In questo senso, non si può certamente sottovalutare il c.d. processo di aging dell’EVA, una considerazione importante per i trail runner che percorrono grandi volumi di allenamento. L’esposizione ai raggi UV, alle variazioni termiche e agli stress meccanici ripetuti causa infatti gradualmente la perdita delle proprietà elastiche dell’EVA, riducendo l’ammortizzazione e il ritorno energetico, con un processo che è particolarmente accelerato in condizioni di utilizzo intensivo tipiche dell’ultra trail.
TPU (Poliuretano Termoplastico)
Il TPU offre caratteristiche meccaniche superiori rispetto all’EVA tradizionale, presentando una resistenza all’abrasione, alla lacerazione e alla compressione permanente significativamente migliore. Proprietà che, in sintesi, rendono il TPU particolarmente adatto per le zone ad alto stress dell’intersuola e per applicazioni dove la durabilità è prioritaria rispetto al peso.
A sua volta, la maggiore resilienza del TPU si traduce in un eccellente ritorno energetico, con valori che possono superare l’80% dell’energia di impatto restituita durante la fase di spinta: caratteristica lo rende ideale per i trail runner che privilegiano l’efficienza energetica e le prestazioni dinamiche, particolarmente in gare dove il ritmo è sostenuto e la reattività della scarpa può fare la differenza.
Non tutto è oro, però, quel che luccica. E di fatti il principale limite del TPU risiede nel peso specifico superiore rispetto all’EVA, che può aumentare il peso complessivo della scarpa. Inoltre, il TPU può risultare meno confortevole durante i primi chilometri di utilizzo, richiedendo un periodo di adattamento più lungo. Nonostante questi aspetti, molti trail runner esperti preferiscono il TPU per la sua affidabilità e prestazioni costanti nel tempo.
Pebax (Nylon Termoplastico)
Tra gli altri elementi di base dell’intersuola troviamo poi il Pebax, che costituisce l’eccellenza in termini di ritorno energetico e leggerezza, combinando proprietà che sembravano incompatibili nei materiali tradizionali. Sviluppato originariamente per applicazioni aerospaziali e sportive ad alta prestazione, il Pebax offre un ritorno energetico che può raggiungere il 87% dell’energia di impatto, valori superiori a qualsiasi altro materiale comunemente utilizzato nell’industria calzaturiera.
La struttura molecolare del Pebax garantisce una resistenza eccellente alla fatica, mantenendo le sue proprietà meccaniche anche dopo migliaia di cicli di compressione-decompressione. Una caratteristica che riteniamo particolarmente preziosa per i trail runner che affrontano ultra distanze, dove la consistenza delle prestazioni dell’intersuola durante tutto l’arco della gara diventa fondamentale.
Il costo elevato del Pebax e la complessità del processo produttivo limitano il suo utilizzo alle scarpe di fascia alta e alle versioni racing più performanti. Inoltre, il Pebax può risultare meno ammortizzante rispetto all’EVA in termini di comfort assoluto, privilegiando la reattività e l’efficienza energetica rispetto al comfort puro.
PU (Poliuretano)
Passiamo dunque al poliuretano tradizionale, che costituisce una scelta classica per l’intersuola, offrendo una durabilità eccezionale e proprietà ammortizzanti stabili nel tempo. Rispetto all’EVA, il PU mantiene le sue caratteristiche meccaniche molto più a lungo, risultando nella pratica più economico per atleti ad alto chilometraggio nonostante il costo iniziale superiore.
La densità del PU può essere variata significativamente durante il processo produttivo, permettendo di creare intersuole con caratteristiche molto specifiche. PU a densità variabile può fornire ammortizzazione progressiva, con zone più morbide per il comfort e zone più rigide per il supporto e la stabilità.
Il peso del PU costituisce il principale svantaggio rispetto alle alternative più moderne, risultando significativamente più pesante dell’EVA e del Pebax. Una caratteristica che limita il suo utilizzo principalmente a scarpe da allenamento e modelli orientati alla massima durabilità piuttosto che alle prestazioni pure.

Come scegliere l’intersuola giusta per il trail running
A questo punto dovresti avere già sufficienti informazioni per renderti conto di quali siano i pro e i contro di ciascun elemento base. Ma come declinare tutte queste informazioni per scegliere la giusta intersuola per il trail running e per le proprie esigenze?
Ci abbiamo pensato noi! Ricordiamo prima di tutto che la selezione dell’intersuola ottimale per il trail running richiede un’analisi approfondita delle esigenze specifiche dell’atleta, del tipo di terreno prevalentemente affrontato, della distanza delle competizioni o allenamenti, e degli obiettivi prestazionali. Non esiste un’intersuola universalmente migliore, ma piuttosto la migliore combinazione di caratteristiche per ogni specifico utilizzo e preferenza individuale.
Per esempio, è noto che la biomeccanica individuale gioca un ruolo determinante nella scelta dell’intersuola ideale. Atleti con appoggio neutro possono beneficiare di intersuole più morbide e reattive, mentre runner con tendenze pronatorie o supinatorie necessitano di maggiore supporto e controllo del movimento. Il peso corporeo influenza significativamente l’efficacia dell’ammortizzazione, con atleti più pesanti che richiedono intersuole più robuste e durevoli.
Anche il tipo di trail affrontato modifica drasticamente i requisiti dell’intersuola. Sentieri tecnici con rocce e radici richiedono maggiore protezione e stabilità, mentre trail scorrevoli permettono di privilegiare leggerezza e reattività. Le condizioni climatiche tipiche della zona di allenamento influenzano la scelta, con materiali che mantengono meglio le proprietà a basse temperature per il trail invernale.
Comfort per lunghe distanze
Entriamo più nel dettaglio di quanto sopra abbiamo anticipato. Il comfort durante le lunghe distanze dipende primariamente dalla capacità dell’intersuola di mantenere le sue proprietà ammortizzanti costanti per tutta la durata dell’attività, evitando il fenomeno del “bottoming out” che si verifica quando il materiale si comprime eccessivamente perdendo efficacia protettiva. Per ultra trail e allenamenti prolungati, è fondamentale scegliere materiali che non si degradino rapidamente sotto stress ripetuti.
La distribuzione della pressione rappresenta un aspetto centrale del comfort, richiedendo un’intersuola che adatti la sua risposta alle diverse zone del piede. La zona del tallone necessita di maggiore ammortizzazione per gestire l’impatto iniziale, mentre l’avampiede richiede maggiore reattività per supportare la fase propulsiva della corsa.
La termoregolazione dell’intersuola influenza inoltre significativamente il comfort durante le lunghe distanze, con materiali a celle chiuse che possono trattenere calore e umidità, causando disagio e aumentando il rischio di vesciche. Intersuole con proprietà traspiranti o design che facilitano la circolazione dell’aria rappresentano un vantaggio significativo per il comfort prolungato.
Peso e performance
C’è poi l’aspetto del peso e il suo riflesso sulle performance. L’ottimizzazione del peso dell’intersuola richiede infatti un compromesso calibrato tra leggerezza e funzionalità, considerando che ogni grammo risparmiato sulla scarpa equivale a diversi chilogrammi di minor sforzo durante una lunga distanza. Per competizioni di trail running dove la velocità è prioritaria, materiali ultraleggeri come Pebax o EVA super-espanso possono fornire vantaggi prestazionali significativi.
La distribuzione del peso all’interno dell’intersuola è altrettanto importante del peso assoluto. Concentrare materiali più densi nella zona del tallone e utilizzare materiali più leggeri nell’avampiede può migliorare l’efficienza biomeccanica e ridurre la fatica degli arti inferiori durante la corsa.
L’efficienza energetica derivante da un’intersuola leggera e reattiva si traduce in prestazioni migliori, particolarmente evidenti durante le fasi finali di gare lunghe dove la fatica muscolare compromette l’economia di corsa. Investire in tecnologie dell’intersuola che migliorano il ritorno energetico può compensare ampiamente il costo aggiuntivo attraverso prestazioni superiori.
Durabilità nel tempo
Non possiamo poi non parlare della durabilità nel tempo. In particolare, la resistenza alla compressione permanente determina la longevità funzionale dell’intersuola, con materiali di qualità superiore che mantengono le loro proprietà ammortizzanti per migliaia di chilometri. Trail runner ad alto chilometraggio devono privilegiare materiali e costruzioni che garantiscono prestazioni costanti nel tempo, evitando la degradazione precoce delle proprietà protettive.
La resistenza agli agenti atmosferici riveste altrettanta importanza nel trail running, dove l’esposizione a raggi UV, umidità, variazioni termiche e sostanze aggressive può accelerare il degrado dell’intersuola. Materiali con additivi UV-stabili e proprietà idrorepellenti mantengono le loro caratteristiche più a lungo in condizioni outdoor estreme.
La facilità di manutenzione dell’intersuola, infine, contribuisce alla sua durata complessiva, con materiali che permettono pulizia efficace e asciugatura rapida che riducono l’accumulo di umidità e batteri, fattori che possono compromettere l’integrità strutturale e le proprietà igieniche della scarpa nel lungo termine.
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