Muscoli coinvolti durante la corsa: quali sono e cosa sapere

Quali sono i muscoli coinvolti nella corsa? Facciamo una breve sintesi a beneficio di tutti i runner
muscoli coinvolti nella corsa
Indice

Quando corriamo sui sentieri di montagna o affrontiamo le lunghe distanze nelle gare degli ultra trail, il nostro corpo diventa una macchina biomeccanica complessa dove ogni muscolo ha un ruolo specifico e cruciale. La comprensione anatomica del movimento della corsa è la chiave per migliorare le prestazioni, prevenire gli infortuni e ottimizzare l’allenamento. Ogni passo che compiamo sui trail coinvolge decine di muscoli in una sinfonia coordinata che ci permette di superare dislivelli, affrontare terreni tecnici e mantenere l’efficienza energetica per ore.

L’analisi biomeccanica della corsa rivela come il nostro sistema muscolo-scheletrico si adatti continuamente alle variazioni del terreno, dalla salita ripida alla discesa tecnica, dal single track roccioso al fondo valle scorrevole. In questa guida, vedremo insieme nel dettaglio tutti i gruppi muscolari coinvolti, fornendo agli appassionati di trail running le conoscenze necessarie per comprendere il proprio corpo e migliorare le proprie performance.

I muscoli degli arti inferiori: il motore della corsa

Il quadricipite femorale è il gruppo muscolare più potente degli arti inferiori e gioca un ruolo fondamentale in ogni fase della corsa. Composto da quattro ventri muscolari – retto femorale, vasto laterale, vasto mediale e vasto intermedio – questo gruppo muscolare è responsabile dell’estensione del ginocchio e della stabilizzazione dell’articolazione durante la fase di appoggio.

Durante la corsa in salita, l’attivazione del quadricipite raggiunge i suoi picchi massimi, specialmente quando affrontiamo pendenze superiori al 15%. Il retto femorale, essendo biarticolare, contribuisce anche alla flessione dell’anca, risultando particolarmente sollecitato durante i movimenti esplosivi di spinta verso l’alto. Nei trail tecnici, il vasto mediale obliquo assume un’importanza cruciale per la stabilizzazione rotulea e il controllo della pronazione, proteggendo il ginocchio dalle sollecitazioni laterali tipiche dei terreni irregolari.

I muscoli posteriori della coscia

I muscoli ischiocrurali sono l’antagonista naturale del quadricipite e svolgono funzioni multiple durante il ciclo della corsa. Bicipite femorale, semitendinoso e semimembranoso lavorano sinergicamente per flettere il ginocchio durante la fase di recupero e per estendere l’anca durante la propulsione.

L’equilibrio tra quadricipite e ischiocrurali è fondamentale per prevenire gli infortuni più comuni nel trail running. Un rapporto di forza ottimale tra questi due gruppi muscolari dovrebbe attestarsi intorno al 60-80%, con gli ischiocrurali che sviluppano una forza pari al 60-80% di quella del quadricipite. Durante le discese tecniche, questi muscoli lavorano eccentricamente per controllare la velocità e assorbire l’impatto, risultando particolarmente sollecitati e soggetti a affaticamento precoce.

Il complesso del tricipite della sura

I muscoli del polpaccio sono il sistema propulsivo finale della catena cinetica degli arti inferiori. Gastrocnemio e soleo, insieme al muscolo plantare, formano il tricipite della sura, responsabile della flessione plantare del piede e della spinta propulsiva durante il push-off.

Il gastrocnemio, con i suoi due ventri mediale e laterale, genera la forza esplosiva necessaria per la propulsione, mentre il soleo, muscolo monoarticolare con prevalenza di fibre lente, garantisce la resistenza e la stabilità posturale durante le lunghe distanze. Nei trail con molti cambi di direzione e terreni tecnici, questi muscoli devono adattarsi continuamente per mantenere l’equilibrio e generare la spinta necessaria su superfici instabili.

I muscoli stabilizzatori del core: il centro di controllo

Il core è il centro nevralgico del controllo motorio durante la corsa, coordinando il trasferimento di forze tra arti superiori e inferiori. I muscoli addominali profondi, in particolare il trasverso dell’addome e il multifido, creano una cintura naturale di stabilità che protegge la colonna vertebrale dalle sollecitazioni ripetitive della corsa.

Durante i trail lunghi, l’affaticamento della muscolatura del core porta a compensi posturali che possono aumentare il rischio di infortuni e ridurre l’efficienza energetica. Il diaframma, spesso sottovalutato, contribuisce non solo alla respirazione ma anche alla stabilizzazione del tronco, lavorando in sinergia con il pavimento pelvico e i muscoli addominali per mantenere la pressione intra-addominale ottimale.

I muscoli paravertebrali e gli estensori del rachide

La muscolatura paravertebrale garantisce l’allineamento della colonna durante tutto il ciclo della corsa, opponendosi alle forze di flessione generate dall’impatto con il terreno. Gli erettori spinali, i multifidi e i rotatori lavorano costantemente per mantenere la postura eretta e permettere un’efficiente trasmissione delle forze dalla parte superiore a quella inferiore del corpo.

muscoli nella corsa

Nei trail con zaino, questi muscoli sono sottoposti a sollecitazioni aggiuntive che richiedono un allenamento specifico per evitare l’insorgenza di dolori lombari e cervicali. La capacità di mantenere una postura neutra della colonna vertebrale durante le lunghe distanze dipende largamente dalla resistenza e dalla coordinazione di questo complesso sistema muscolare.

Gli arti superiori: coordinazione e bilanciamento

Sebbene la corsa sia principalmente un’attività degli arti inferiori, i muscoli delle spalle e delle braccia giocano un ruolo cruciale nel mantenimento dell’equilibrio e nell’efficienza del movimento. Deltoidi, bicipiti, tricipiti e i muscoli della cuffia dei rotatori lavorano per coordinare l’oscillazione delle braccia con il ritmo della corsa.

Durante i trail tecnici con l’uso dei bastoncini, l’attivazione dei muscoli degli arti superiori aumenta significativamente, coinvolgendo gran dorsale, romboidi e trapezi per generare la forza propulsiva aggiuntiva. L’integrazione tra arti superiori e inferiori permette di distribuire il carico di lavoro e migliorare l’efficienza energetica, specialmente durante le salite ripide.

I muscoli stabilizzatori della spalla

La stabilità scapolo-omerale è fondamentale per un’oscillazione efficace delle braccia durante la corsa. I muscoli della cuffia dei rotatori, insieme a dentato anteriore, romboidi e trapezi, mantengono la corretta posizione della scapola permettendo movimenti fluidi e coordinati.

Un deficit di stabilità in questo distretto può portare a compensi posturali che si ripercuotono su tutta la catena cinetica, influenzando negativamente l’efficienza della corsa e aumentando il rischio di infortuni sia agli arti superiori che inferiori.

La sinergia muscolare durante le diverse fasi della corsa

La fase di appoggio inizia con il contatto del piede al suolo e rappresenta il momento di maggiore sollecitazione per tutto il sistema muscolare. Durante questa fase, che dura circa il 40% dell’intero ciclo della corsa, i muscoli lavorano principalmente in contrazione eccentrica per assorbire l’energia dell’impatto e stabilizzare le articolazioni.

Il complesso piede-caviglia-gamba deve adattarsi istantaneamente alla superficie di contatto, con i muscoli intrinseci del piede che lavorano per mantenere l’arco plantare e distribuire le pressioni. Simultaneamente, il sistema muscolare dell’arto inferiore si attiva per prevenire il collasso articolare e preparare la fase propulsiva successiva.

La fase di volo: recupero e preparazione

Durante la fase di volo, il corpo deve riorganizzarsi per il contatto successivo. I muscoli flessori dell’anca, in particolare l’ileo-psoas, si attivano per portare l’arto inferiore in avanti, mentre gli estensori si rilassano in preparazione del contatto successivo.

La coordinazione neuromotoria raggiunge la sua massima espressione in questa fase, dove il sistema nervoso centrale deve calcolare con precisione la traiettoria di volo, la posizione di atterraggio e l’attivazione muscolare pre-contatto per ottimizzare l’efficienza del passo successivo.

Adattamenti muscolari specifici per il trail running

Il trail running richiede adattamenti specifici che differenziano questa disciplina dalla corsa su strada. La necessità di mantenere la performance per ore su terreni variabili sviluppa una resistenza muscolare localizzata particolarmente sviluppata nei muscoli stabilizzatori e nei piccoli gruppi muscolari deputati al controllo fine del movimento.

I muscoli delle gambe devono sviluppare la capacità di lavorare efficacemente in presenza di accumulo di metaboliti e in condizioni di pH muscolare alterato, tipiche delle lunghe distanze. Un adattamento che porta a modificazioni strutturali delle fibre muscolari e a miglioramenti significativi della capacità ossidativa.

Forza funzionale in condizioni variabili

La variabilità del terreno nei trail richiede che i muscoli sviluppino forza in angoli articolari e con velocità di contrazione molto diverse da quelle della corsa su strada. L’allenamento specifico deve quindi includere esercizi che mimino queste condizioni variabili, sviluppando la forza funzionale in tutti i piani di movimento.

La propriocezione e il controllo neuromotorio diventano elementi cruciali per permettere ai muscoli di attivarsi rapidamente e con la giusta intensità in risposta ai continui cambiamenti del terreno. La capacità di adattamento rapido è spesso ciò che distingue un trail runner esperto da un principiante.

Strategie per l’allenamento muscolare integrato

L’allenamento della forza per il trail running deve essere specifico e orientato al miglioramento della performance sui sentieri: significa sviluppare forza funzionale in catena cinetica chiusa, simulando i movimenti e le sollecitazioni tipiche della disciplina.

Gli esercizi pliometrici, il lavoro in salita e discesa, l’allenamento su superfici instabili rappresentano gli elementi chiave per sviluppare quella forza specifica che permetterà ai muscoli di lavorare efficacemente durante le competizioni e gli allenamenti più impegnativi.

L’integrazione di esercizi unilaterali nell’allenamento permette di correggere eventuali squilibri muscolari e di sviluppare quella stabilità dinamica fondamentale per affrontare i terreni tecnici. La progressione deve essere graduale e sempre orientata al miglioramento della funzionalità specifica per la corsa sui sentieri.

L’approccio integrato all’allenamento muscolare per il trail running rappresenta la chiave per il successo a lungo termine, permettendo di sviluppare un sistema muscolo-scheletrico resiliente, efficiente e capace di adattarsi alle sfide sempre diverse che i sentieri di montagna ci propongono. La conoscenza anatomica e biomeccanica fornisce le basi per un approccio scientifico all’allenamento, ottimizzando i risultati e minimizzando il rischio di infortuni.

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Immagine di Roberto Rais

Roberto Rais

Copywriter, consulente editoriale ed esperto di digital PR, è appassionato di attività outdoor, sport e corsa. Lavora con il team UltraTrail dalla fondazione del progetto.