Diciamocelo chiaramente: ogni trail runner ha vissuto quel momento. Parti per la tua uscita preferita, magari dopo qualche giorno di pausa o su un terreno particolarmente impegnativo per prepararti alla prossima gara, e dopo pochi minuti ti senti completamente senza fiato. Il cuore batte all’impazzata, i polmoni sembrano non riuscire a fornire abbastanza ossigeno, e hai la sensazione di dover rallentare drasticamente o addirittura fermarti.
Il fenomeno, che chiamiamo comunemente “essere senza fiato” o dover “spezzare il fiato“, è uno degli ostacoli più comuni che affrontano i corridori, specialmente nel trail running dove le variazioni di terreno e pendenza rendono tutto più complesso.
La buona notizia è che questa sensazione non è permanente e, con le giuste strategie, puoi imparare a gestirla meglio e a superarla più rapidamente.
Ecco perché in questa guida abbiamo voluto approfondire tutti gli aspetti di questo fenomeno: cosa succede nel tuo corpo quando sei senza fiato, perché è così difficile da superare quando sei fuori allenamento, e soprattutto quali tecniche pratiche puoi utilizzare per migliorare la situazione sia nell’immediato che nel lungo termine. Cominciamo!
Cosa vuol dire “rompere il fiato”
Il termine “spezzare il fiato” nel gergo del running si riferisce al superamento di quella fase iniziale di affanno intenso che si verifica quando iniziamo a correre, specialmente dopo un periodo di inattività o quando aumentiamo bruscamente l’intensità dell’allenamento. È quel momento critico in cui il nostro sistema cardiovascolare e respiratorio deve adattarsi alla nuova richiesta energetica, passando da uno stato di riposo a uno di lavoro intenso.
Durante i primi minuti di corsa, il corpo attraversa infatti una transizione metabolica complessa. I sistemi energetici devono passare dal metabolismo a riposo, che utilizza principalmente grassi come fonte di energia, a un metabolismo più attivo che richiede un rapido apporto di ossigeno per produrre ATP (adenosina trifosfato), la “moneta energetica” delle nostre cellule. La transizione non è istantanea e crea dunque un temporaneo deficit di ossigeno che percepiamo come affanno.
Il fenomeno è ancora più pronunciato nel trail running rispetto alla corsa su strada, perché i cambi di pendenza, la necessità di adattarsi a terreni irregolari e le variazioni continue di ritmo richiedono adattamenti cardiovascolari più frequenti e intensi. Quando corri in salita, per esempio, la richiesta di ossigeno aumenta drasticamente, e se il tuo sistema non è preparato a questo cambio improvviso, l’affanno può diventare particolarmente intenso.
Lo sforzo iniziale e la risposta di cuore e polmoni
Quando iniziamo a correre, il nostro cuore deve aumentare rapidamente la frequenza cardiaca per pompare più sangue ossigenato verso i muscoli che lavorano. Il processo di risposta cardiaca all’esercizio non è istantaneo ma richiede alcuni minuti per raggiungere un equilibrio stabile. Durante questa fase di transizione, la frequenza cardiaca può oscillare e raggiungere picchi molto alti, contribuendo alla sensazione di affanno.
Contemporaneamente, i polmoni devono aumentare la ventilazione per fornire più ossigeno al sangue e rimuovere l’anidride carbonica prodotta dal metabolismo muscolare. La frequenza respiratoria aumenta e spesso diventa irregolare, specialmente se non siamo abituati allo sforzo. I muscoli respiratori – principalmente il diaframma e i muscoli intercostali – devono lavorare più intensamente, e se non sono allenati possono affaticarsi rapidamente, contribuendo alla sensazione di “fiato corto”.
Il sangue, durante questa fase iniziale, deve anche redistribuire il flusso dai organi interni verso i muscoli che lavorano. La redistribuzione del flusso sanguigno richiede tempo e coordinazione tra il sistema nervoso simpatico e quello parasimpatico. Quando tutti questi sistemi non sono sincronizzati, si crea quella sensazione di stress fisiologico che identifichiamo come essere “senza fiato”.

Perché è difficile spezzare il fiato, soprattutto se sei fuori allenamento
La difficoltà nel superare la fase iniziale di affanno diventa particolarmente evidente quando si è fuori allenamento o quando si riprende l’attività dopo un periodo di pausa. In queste condizioni, tutti i sistemi coinvolti nella risposta all’esercizio sono “arrugginiti” e necessitano di più tempo per coordinarsi efficacemente.
Quando non ti alleni regolarmente, infatti la tua capacità cardiaca diminuisce. Il cuore, che è un muscolo, perde efficienza se non viene stimolato regolarmente. La gittata cardiaca (la quantità di sangue pompata a ogni battito) si riduce, costringendo il cuore a battere più velocemente per fornire la stessa quantità di ossigeno ai tessuti. Insomma, raggiungi frequenze cardiache elevate molto più rapidamente e con sforzi relativamente leggeri.
Anche la capacità polmonare e l’efficienza dei muscoli respiratori diminuiscono con l’inattività. Il diaframma, il principale muscolo respiratorio, può perdere forza e coordinazione, rendendo la respirazione meno efficiente. I muscoli accessori della respirazione, come quelli tra le costole, possono irrigidirsi, limitando l’espansione della cassa toracica e riducendo la capacità di ventilazione.
A livello muscolare, la perdita di forma fisica comporta una riduzione della densità capillare nei muscoli e una diminuzione del numero e dell’efficienza dei mitocondri, le “centrali energetiche” delle cellule: i muscoli sono meno capaci di estrarre e utilizzare l’ossigeno dal sangue, creando un circolo vizioso dove il corpo richiede più ossigeno ma è meno capace di utilizzarlo efficacemente.
Il ruolo dell’ossigeno, del diaframma e dell’accumulo di CO₂
Il trasporto dell’ossigeno è un processo complesso che coinvolge polmoni, cuore, sangue e muscoli. Quando uno di questi elementi non funziona ottimalmente, si crea un collo di bottiglia che limita l’apporto di ossigeno ai tessuti. Ebbene, nel trail running, dove le richieste energetiche possono cambiare rapidamente, questo problema diventa ancora più evidente!
Anche il diaframma gioca un ruolo cruciale in questo processo. È infatti il principale muscolo respiratorio e, come tutti i muscoli, può affaticarsi. Quando il diaframma è debole o non coordinato, la respirazione diventa meno efficiente, richiedendo più energia e creando una sensazione di affanno. Molti runner sviluppano pattern respiratori disfunzionali, utilizzando principalmente i muscoli accessori del collo e delle spalle invece del diaframma, il che porta a una respirazione superficiale e inefficiente.
Ancora, l’accumulo di anidride carbonica (CO₂) è un altro fattore molto importante. Quando i polmoni non riescono a eliminare efficacemente la CO₂ prodotta dal metabolismo, si crea un ambiente acido nei tessuti che stimola ulteriormente la respirazione. Si crea così un feedback positivo dove l’affanno aumenta l’ansia respiratoria, portando a una respirazione ancora più rapida e superficiale, aggravando il problema.
Infine, la chemiocezione – il sistema che monitora i livelli di ossigeno e CO₂ nel sangue – può essere ipersensibile in individui non allenati. Significa, in altri termini, che piccole variazioni nei gas del sangue possono scatenare risposte respiratorie intense, contribuendo alla sensazione di panic respiratorio che molti corridori sperimentano nelle fasi iniziali dell’attività.
Cosa fare per rompere il fiato più velocemente
Esistono diverse strategie pratiche che puoi implementare immediatamente per migliorare la tua capacità di superare la fase iniziale di affanno, che si basano su principi fisiologici solidi e possono fare una differenza significativa nella tua esperienza di corsa.
La prima è la preparazione pre-corsa, assolutamente fondamentale. Mai sottovalutare l’importanza di un riscaldamento progressivo che permetta al tuo sistema cardiovascolare di adattarsi gradualmente allo sforzo. Un riscaldamento efficace dovrebbe durare almeno 10-15 minuti e includere una progressione graduale dall’attività leggera a quella moderata.
Durante la corsa, inoltre, la gestione consapevole della respirazione può trasformare completamente la tua esperienza. Invece di lasciare che la respirazione diventi caotica e superficiale, puoi utilizzare tecniche specifiche per mantenere un pattern respiratorio efficiente anche sotto sforzo.
Infine, la sincronizzazione tra respirazione e movimento è una tecnica che i corridori esperti sviluppano naturalmente, ma che può essere imparata e praticata consapevolmente. Trovare il tuo ritmo respiratorio ottimale in relazione ai tuoi passi può migliorare significativamente l’efficienza energetica e ridurre la sensazione di affanno.
Riscaldamento: mai partenze a freddo
Le partenze a freddo sono uno degli errori più comuni che portano a un affanno intenso e prolungato. Quando inizi a correre senza un adeguato riscaldamento, sottoponi il tuo sistema cardiovascolare a uno stress improvviso che richiede un tempo di adattamento molto più lungo.
Un riscaldamento efficace dovrebbe iniziare con 5-10 minuti di camminata veloce, permettendo al cuore di aumentare gradualmente la frequenza cardiaca. Si tratta di un primo step che attiva delicatamente il sistema simpatico e inizia il processo di redistribuzione del flusso sanguigno verso i muscoli che lavoreranno.
Successivamente, introduci una corsa molto leggera per altri 5-10 minuti, mantenendo un’intensità tale da riuscire a parlare facilmente. Durante questa fase, concentrati sulla qualità del movimento e sulla respirazione, permettendo al corpo di trovare il suo ritmo naturale senza forzature.
Per il trail running, è particolarmente utile includere nel riscaldamento alcuni esercizi di mobilità dinamica che preparino le articolazioni e i muscoli stabilizzatori alle sollecitazioni specifiche del terreno irregolare. Qualche affondo dinamico, rotazione del bacino e attivazione dei muscoli del core possono fare la differenza nella prevenzione dell’affanno precoce.
Respirazione diaframmatica: la base di tutto
La respirazione diaframmatica è la tecnica fondamentale che ogni trail runner dovrebbe padroneggiare. A differenza della respirazione toracica superficiale che utilizziamo spesso nella vita quotidiana, la respirazione diaframmatica coinvolge il principale muscolo respiratorio e permette una ventilazione molto più efficiente.
Per praticare questa tecnica, inizia sdraiandoti supino con una mano sul petto e una sull’addome. Durante l’inspirazione, concentrati nell’espandere l’addome mentre la mano sul petto rimane relativamente ferma. L’espirazione dovrebbe essere controllata e leggermente più lunga dell’inspirazione.
Durante la corsa, applica questo principio concentrandoti sull’espansione della parte bassa delle costole durante l’inspirazione. Molti corridori trovano utile immaginare di “gonfiare un palloncino nella pancia” durante l’inspirazione. La tecnica aumenta significativamente il volume d’aria che entra nei polmoni e migliora l’efficienza dello scambio gassoso.
La pratica regolare della respirazione diaframmatica, anche fuori dall’allenamento, rinforza il diaframma e migliora la coordinazione neuromuscolare. Dedicare 10-15 minuti al giorno a esercizi di respirazione può avere un impatto significativo sulla tua capacità di gestire l’affanno durante la corsa.

Respirazione bocca vs naso: quando e come
La scelta tra respirazione nasale e orale durante la corsa è un argomento di dibattito, ma entrambe hanno i loro vantaggi specifici a seconda dell’intensità dell’esercizio e delle condizioni ambientali.
La respirazione nasale ha diversi vantaggi fisiologici: filtra, riscalda e umidifica l’aria in entrata, riducendo l’irritazione delle vie respiratorie. Inoltre, la respirazione nasale attiva la produzione di ossido nitrico, un vasodilatatore che può migliorare l’efficienza del trasporto dell’ossigeno. Per intensità basse e moderate, cercare di mantenere la respirazione nasale può essere benefico.
Tuttavia, durante sforzi intensi o quando hai bisogno di ventilazioni elevate, la respirazione orale diventa necessaria. La bocca offre una via d’accesso più ampia per l’aria e permette volumi respiratori maggiori. Il trucco è imparare a passare fluidamente da una modalità all’altra in base alle necessità del momento.
Una tecnica efficace è la respirazione mista: inspirazione dal naso ed espirazione dalla bocca durante sforzi moderati, passando alla respirazione completamente orale solo quando necessario. Questo approib combinato massimizza i benefici di entrambe le modalità respiratorie.
Ritmo respiro-passi: trovare la tua frequenza
La sincronizzazione tra respirazione e cadenza di corsa è una delle tecniche più potenti per migliorare l’efficienza e ridurre l’affanno. Invece di lasciare che respirazione e movimento procedano indipendentemente, puoi creare un pattern ritmico che ottimizza entrambi.
Il pattern più comune è il 3:2 (tre passi per l’inspirazione, due per l’espirazione) che funziona bene per la maggior parte delle intensità moderate. Questo ritmo permette un buon equilibrio tra apporto di ossigeno e eliminazione di CO₂, mantenendo una respirazione regolare senza essere troppo vincolante.
Per intensità più elevate, potresti aver bisogno di passare a un pattern 2:2 o addirittura 2:1, dove la frequenza respiratoria aumenta per soddisfare la maggiore richiesta di ossigeno. L’importante è che il pattern rimanga costante e consapevole, evitando la respirazione caotica che aumenta l’affanno.
Nel trail running, dove il terreno e la pendenza cambiano continuamente, è importante essere flessibili nel pattern respiratorio. Nelle salite ripide potresti aver bisogno di aumentare la frequenza respiratoria, mentre nei tratti pianeggianti o in discesa puoi tornare a pattern più rilassati.
Allenarsi a spezzare il fiato: strategie a lungo termine
Mentre le tecniche immediate possono aiutarti a gestire meglio l’affanno nel breve termine, lo sviluppo di una capacità cardiovascolare e respiratoria solida richiede un approccio sistematico a lungo termine: struttura il tuo allenamento in modo da migliorare progressivamente tutti i sistemi coinvolti nella risposta all’esercizio.
L’allenamento cardiovascolare non è peraltro solo questione di “correre di più”, bensì di applicare stimoli specifici che sviluppino le diverse componenti della fitness aerobica. La capacità di spezzare il fiato più facilmente deriva dal miglioramento dell’efficienza cardiaca, della capacità polmonare, della densità capillare muscolare e dell’efficienza metabolica.
La periodizzazione dell’allenamento diventa cruciale per ottenere miglioramenti continui senza incorrere nel sovrallenamento. Alternare periodi di carico e recupero, variare le intensità e i tipi di stimolo permette al corpo di adattarsi progressivamente a richieste sempre maggiori.
Per i trail runner, è particolarmente importante sviluppare la capacità di gestire variazioni continue di intensità, poiché il terreno naturale richiede continui adattamenti cardiovascolari. Un piano di allenamento efficace dovrebbe rispecchiare queste variazioni attraverso allenamenti specifici.
Inserisci interval training, fartlek e tempo run nel piano settimanale
L’interval training è uno degli strumenti più potenti per migliorare la capacità cardiovascolare e la tolleranza all’affanno. Attraverso l’alternanza di fasi ad alta intensità e recupero, infatti, questo tipo di allenamento stimola adattamenti sia nel sistema aerobico che anaerobico.
Gli intervalli corti (30 secondi – 2 minuti) lavorano principalmente sulla capacità del sistema cardiovascolare di rispondere rapidamente a cambi di intensità: allenamenti che migliorano la velocità di adattamento cardiaco e respiratorio, riducendo il tempo necessario per raggiungere l’equilibrio durante gli sforzi intensi.
Gli intervalli lunghi (3-8 minuti) sviluppano la capacità di sostenere sforzi submassimali per periodi prolungati. Si tratta pertanto di allenamenti particolarmente utili per migliorare l’efficienza del sistema aerobico e la capacità di tamponamento del lattato, riducendo la sensazione di affanno durante sforzi prolungati.
Il fartlek (gioco di velocità) è invece perfetto per i trail runner perché simula le variazioni naturali del terreno. Alternare fasi di corsa veloce, media e leggera senza pause strutturate insegna al corpo ad adattarsi fluidamente a cambi di intensità, proprio come richiesto sui sentieri.
Infine, le tempo run (corse a ritmo sostenuto) sviluppano la capacità di correre a intensità elevate mantenendo un equilibrio stabile tra produzione e smaltimento del lattato: allenamenti che migliorano l’efficienza metabolica e la capacità di sostenere sforzi impegnativi senza accumulo eccessivo di affanno.
Mente e tecnica per migliorare il gesto e gestire l’affanno
L’aspetto mentale nella gestione dell’affanno è spesso sottovalutato, ma gioca un ruolo fondamentale. L’ansia legata alla sensazione di fiato corto può creare un circolo vizioso dove la paura dell’affanno peggiora la situazione effettiva.
Sviluppare la consapevolezza corporea ti permette di riconoscere i primi segnali di affanno e intervenire prima che la situazione diventi ingestibile. Imparare a distinguere tra l’affanno fisiologico normale e quello dovuto a ansia o pattern respiratori disfunzionali è una competenza cruciale. Anche le tecniche di visualizzazione possono essere molto utili. Immaginare il flusso d’aria che entra nei polmoni, il cuore che pompa efficacemente, l’ossigeno che raggiunge i muscoli può aiutare a mantenere la calma e la coordinazione anche durante sforzi intensi.
Dal punto di vista tecnico, migliorare l’economia della corsa riduce il costo energetico del movimento e, di conseguenza, la richiesta di ossigeno. Lavorare sulla postura, sulla cadenza, sull’appoggio del piede e sulla fluidità del movimento può avere un impatto significativo sulla facilità con cui riesci a spezzare il fiato.
La tecnica respiratoria può essere allenata specificamente attraverso esercizi dedicati. Praticare la respirazione diaframmatica, gli esercizi di controllo del respiro e le tecniche di respirazione ritmica durante gli allenamenti sviluppa automatismi che si attivano naturalmente durante la corsa.
Ricorda, infine, che migliorare la capacità di spezzare il fiato è un processo graduale che richiede costanza e pazienza. Ogni runner ha i suoi tempi di adattamento, e quello che funziona per altri potrebbe non essere immediatamente efficace per te. L’importante è sperimentare diverse tecniche, essere coerenti nell’applicazione e permettere al corpo il tempo necessario per adattarsi e migliorare. Con l’allenamento costante e l’applicazione di queste strategie, quella sensazione di affanno intenso dei primi minuti diventerà sempre meno problematica, permettendoti di goderti appieno le tue avventure sui sentieri senza essere limitato da problemi respiratori!
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