Oggi molti campioni dello sport sono anche altro. Da volti di sponsor e aziende ad ambassador di associazioni benefiche, passando poi per tutti coloro che hanno deciso di laurearsi per ampliare le loro possibilità lavorative una volta terminata la loro carriera professionistica, come si legge in questo articolo su cosa studiano gli atleti.
Per altri sportivi, invece, la strada verso il successo è stata ben più complicata di quanto si potrebbe immaginare. Alcuni tra i volti più noti dello sport mondiale hanno infatti dovuto fare i conti con il bisogno di lavorare per sostenere se stessi e le proprie famiglie, oppure per inseguire un sogno che sembrava troppo distante e difficile da raggiungere. In molti casi, il loro percorso è partito da lavori ordinari e ben lontani dalle luci dei riflettori. Vediamo quindi le storie di alcuni di questi atleti.
Dalle… stalle alle stelle: i campioni dello sport che hanno svolto lavori umili
Uno di questi è Christopher O’Connell, tennista australiano oggi in top 100. All’inizio della sua carriera era tormentato dagli infortuni, tanto che decise di ritirarsi a soli 23 anni. A quel punto, non ne voleva più sapere niente di tennis e così iniziò a lavorare come addetto alla pulizia delle barche insieme al fratello. Una professione umile, che non tutti avrebbero accettato di fare dato un talento che poteva permettergli di vivere con i guadagni della sua passione. Tuttavia, anche le storie più difficili hanno un lieto fine e, così, O’Connell è riuscito a riprendere la sua carriera da tennista arrivando a competere, e in alcuni casi anche a vincere, con campioni come Sinner, Alcaraz, Medvedev e gli altri.
Dal tennis al ciclismo, dove troviamo Jonas Vingegaard che, ben prima di vincere i due Tour de France, lavorava in una fabbrica di pesce. Una professione umile e per certi versi estenuante, anche perché ogni mattina si doveva svegliare all’alba per andare a lavorare. Ciò, però, non gli impediva di prendere la bicicletta e allenarsi il pomeriggio, fino a diventare il campione che tutti oggi conosciamo.
Poi passiamo alla lotta libera con Conor McGregor. Sui social siamo abituati a vederlo ostentare la sua ricchezza accumulata grazie agli incontri e alle vittorie nel circuito UFC, ma non tutti sanno che in passato il lottatore di MMA era un idraulico. Turni di 12 ore al giorno e poi palestra per allenarsi. Una volta compreso il suo potenziale, smise di lavorare e si dedicò anima e corpo alla lotta. Mai scelta fu più azzeccata.
Dalle… stalle alle stelle: quanti calciatori
Oltre a loro ci sono anche tantissimi calciatori, di cui diversi che militano nell’attuale Serie A. Uno di questi è Tijjani Reijnders che, prima di diventare un calciatore del Milan, lavorava come cassiere. Un altro è invece l’attaccante della Lazio Tjjani Noslin che, prima di diventare un calciatore professionista, è stato rider per una catena di fast food.
Dalla Serie A al campionato turco, dove Mauro Icardi sta ben figurando con la maglia del Galatasaray insieme a Osimhen e Mertens. È noto che l’argentino abbia una grande passione per le auto sportive, ma ciò ha radici ben più radicate di quanto si possa pensare. Infatti, l’ex Inter, prima di diventare calciatore, faceva il parcheggiatore, come raccontato nella sua autobiografia. A soli 7 anni era insieme ai figli del suo allora allenatore a sistemare le vetture dei clienti dei vari locali della città dove abitava.
Un altro campione del calcio di oggi con un passato da lavoratore è Jamie Vardy, eroe della cavalcata che portò il Leicester alla conquista della Premier League con Claudio Ranieri. Il centravanti inglese non ha mai amato le luci dei riflettori, quasi come se fosse ancora attaccato al suo vissuto. Un campione della working class che prima di diventare professionista lavorava come operaio in una fabbrica metalmeccanica di Sheffield.
Andando indietro nel tempo, troviamo poi il “Pocho” Lavezzi. Tutti lo ricordano come uno dei talenti più fulgidi della Serie A, protagonista con il Napoli in Italia e in Europa. Il fuoriclasse argentino è stato però ad un passo dal rinunciare alla carriera da calciatore: dopo un provino fallito con la Fermana, tornò in Argentino e si mise a lavorare come elettricista. Sarà poi il fratello col quale lavorava a convincerlo di riprovarci. Decisamente, un gran bel consiglio per il Pocho e per i tifosi napoletani.
Uno che invece ha provato più volte a fermare Lavezzi da avversario è stato Javier Zanetti. L’ex terzino dell’Inter è stato uno dei migliori giocatori della storia del massimo campionato italiano, ma, prima di diventare tale, ha lavorato come muratore. Zanetti passava le giornate tra calce e mattoni, poi l’inizio della sua carriera da professionista nel campionato argentino e, infine, la sua lunga parentesi a Milano dove ha scritto la storia del club nerazzurro.
Insomma, una lista davvero lunga, che comprende tra l’altro anche Moreno Torricelli, falegname prima che calciatore, Christian Riganò, che faceva il muratore, Riccardo Zampagna, ex tappezziere, e Dario Hubner, di professione carpentiere prima di diventare il capocannoniere della Serie A.