Cos’è il drop nelle scarpe da running: guida completa

Che cos'è il drop nelle scarpe da running: tutte le caratteristiche di questo parametro fondamentale per la sicurezza e il comfort.
scarpa drop
Indice

Il drop, conosciuto anche come offset o differential, è uno dei parametri tecnici più discussi e spesso fraintesi nel mondo delle scarpe da running.

Il valore numerico, espresso in millimetri, indica infatti la differenza di altezza tra il tallone e l’avampiede della scarpa, misurata internamente a livello dell’intersuola.

Nonostante sembri un dettaglio tecnico minore, il drop influenza profondamente la biomeccanica della corsa, la distribuzione del carico su muscoli e articolazioni e l’esperienza complessiva del corridore.

Comprendere cosa significa il drop, come influenza il movimento e quale valore è appropriato per le vostre esigenze specifiche può trasformare significativamente comfort, efficienza e prevenzione infortuni durante la corsa.

Definizione tecnica e misurazione del drop

Il drop si calcola sottraendo l’altezza dell’intersuola nell’avampiede dall’altezza dell’intersuola nel tallone. Per esempio, una scarpa con 35 mm di stack nel tallone e 27 mm nell’avampiede ha un drop di 8 mm.

Il valore è completamente indipendente dallo stack height totale (l’altezza complessiva dell’intersuola): due scarpe possono dunque avere lo stesso drop ma stack notevolmente diversi. Una scarpa minimalista potrebbe avere 18mm sul tallone e 14mm sull’avampiede (drop 4mm), mentre una massimalista potrebbe avere 40mm sul tallone e 36mm sull’avampiede (stesso drop 4mm ma ammortizzazione totale enormemente superiore).

I valori del drop variano tipicamente da 0 mm (drop zero, tallone e avampiede alla stessa altezza) fino a 12-13 mm nelle scarpe tradizionali. La maggioranza delle scarpe running moderne si attesta su range 4-10mm, con tendenza generale verso drop progressivamente ridotti negli ultimi due decenni, un’evoluzione influenzata dal movimento minimalista che ha sfidato paradigmi tradizionali incoraggiando appoggi più naturali.

I brand comunicano il drop nelle specifiche tecniche, sebbene la misurazione precisa possa variare leggermente tra modelli e taglie. Alcuni runner esperti percepiscono differenze anche di 2 mm, mentre altri trovano range più ampio (6-10 mm) sostanzialmente equivalente, testimoniando quanto la sensibilità individuale varii notevolmente.

È importante anche distinguere tra il drop percepito e il drop nominale specificato nelle schede tecniche. Geometrie rocker aggressive o costruzioni particolari possono infatti far percepire un drop come inferiore a quello misurato.

Per esempio, le Brooks Hyperion Max hanno un drop nominaledi 8mm ma l’intaglio strategico dell’intersuola crea una sensazione di drop ridotto di circa 5-6mm durante la corsa.

Come il drop influenza la biomeccanica della corsa

Il drop influenza profondamente come il piede interagisce con il terreno durante il ciclo di corsa, modificando angoli articolari, distribuzione delle forze e attivazione muscolare. Un drop elevato (10-12mm) posiziona infatti il tallone in modo significativamente rialzato rispetto all’avampiede, favorendo un atterraggio più naturale del tallone (heel strike) e facilitando una transizione progressiva verso l’avampiede durante la fase di appoggio.

La biomeccanica è familiare alla maggioranza dei runner poiché replica l’angolazione delle calzature quotidiane tradizionali che quasi universalmente incorporano il rialzo del tallone. Il drop elevato riduce dunque il range di movimento richiesto alla caviglia durante la dorsiflessione (sollevamento della punta verso la tibia), riducendo lo stress su tendine d’Achille e dei muscoli dei polpacci, che altrimenti dovrebbero allungarsi maggiormente.

Al contrario, un drop ridotto o zero (0-6 mm) incoraggia l’appoggio più anteriore sul mesopiede o sull’avampiede, una biomeccanica spesso considerata più “naturale” poiché replica il modo in cui si correrebbe da scalzi.

Con tallone e avampiede quasi alla stessa altezza, atterrare di tallone diventa biomeccanicamente meno naturale, spingendo istintivamente verso un appoggio più anteriore. Uno schema che riduce le forze d’impatto trasmesse attraverso le articolazioni (ginocchia, anche) poiché l’atterraggio di avampiede permette al polpaccio e al tendine d’Achille di funzionare come ammortizzatori naturali elastici.

Tuttavia, questo schema trasferisce in modo diverso lo stress: mentre le ginocchia potrebbero beneficiarne, polpacci e tendine d’Achille sperimentano un carico significativamente aumentato, causando potenziale sovraccarico se la transizione avviene in modo troppo rapido.

Ricordiamo infine che non esiste un drop “universalmente migliore”: efficienza e sicurezza dipendono infatti da adattamenti individuali, tecnica naturale, flessibilità, forza muscolare e storia di allenamento specifica. Alcuni studi suggeriscono un’economia di corsa leggermente migliore con drop ridotti per runner già adattati, mentre altri mostrano benefici trascurabili comparati a rischi aumentati e infortuni durante la transizione.

Drop elevato: caratteristiche e vantaggi

Le scarpe con drop elevato (10-13 mm) sono un approccio tradizionale che ha dominato l’industria delle scarpe da running per decenni. Sono modelli che offrono diversi vantaggi specifici che li rendono appropriati per molte popolazioni di runner: il rialzo del tallone facilita infatti l’atterraggio preventivo del tallone rispetto a quanto avviene naturalmente per la maggioranza dei corridori, e in particolar modo quelli senza training tecnico specifico che modifica gli schemi di corsa.

Il drop elevato riduce inoltre l’allungamento e lo stress sul tendine d’Achille e sul complesso gastrocnemio-soleo (polpacci), con un beneficio significativo per runner che hanno alle spalle una storia di tendinite achillee, flessibilità limitata, o semplicemente chi trova drop ridotti cronicamente scomodi indipendentemente da adattamento.

Per i runner più pesanti, inoltre, il drop elevato può ridurre lo stress cumulativo sulle strutture posteriori della gamba, che già si trovano a gestire forze aumentate da un peso corporeo più notevole. Durante le corse lunghe, quando l’affaticamento può peggiorare la tecnica, un drop elevato permette un “fallback” naturale verso l’atterraggio sul tallone senza penalizzazioni biomeccaniche severe che invece un drop zero imporrebbe.

Modelli come Brooks Ghost 16 (12mm), ASICS Gel-Nimbus (13mm) o Mizuno Wave Rider 28 (12mm) sono esempi di questo approccio, offrendo un comfort immediato e accessibilità che spiega la loro popolarità persistente nonostante le tendenze verso drop ridotti. Per runner over-40 o con flessibilità ridotta da anni di vita sedentaria, il drop elevato offre un passaggio meno traumatico verso un running sostenibile rispetto all’imposizione di drop ridotti che richiederebbero flessibilità e forza che potrebbe essere irrealistico sviluppare completamente in età matura.

Drop ridotto e zero: caratteristiche e considerazioni

Le scarpe con drop ridotto (4-6 mm) o zero (0 mm) sono un’evoluzione verso una corsa più “naturale”, che cerca di replicare la biomeccanica di quando si corre scalzi. Questi modelli offrono vantaggi potenziali piuttosto significativi, ma richiedono degli adattamenti per un utilizzo sicuro. Il drop ridotto incoraggia infatti l’appoggio del mesopiede o dell’avampiede, che riduce la forza di impatto su ginocchia e anche, con un beneficio potenzialmente significativo per runner con problematiche articolari in queste zone.

L’atterraggio anteriore permette infatti al sistema muscolo-tendineo di polpaccio e tendine d’Achille di funzionare come un ammortizzatore elastico naturale, migliorando così l’economia di corsa attraverso un ritorno di energia più puntuale.

Il drop ridotto può anche migliorare la propriocezione e il feedback sul terreno, poiché l’angolazione più naturale della caviglia permette adattamenti istintivi più precisi. Alcuni runner riferiscono inoltre di aver provato una riduzione dei dolori lombari o alle ginocchia dopo la transizione al drop ridotto, attribuendo i benefici alla diversa distribuzione delle forze. La cadenza tende ad aumentare naturalmente con drop ridotto, con una caratteristica generalmente considerata benefica per efficienza e riduzione degli impatti.

Tuttavia, un drop ridotto trasferisce lo stress ai polpacci e ai tendine d’Achille, che devono dunque gestire forze eccentriche aumentate. La transizione richiede una progressione molto graduale, che spesso dura diversi mesi: si può iniziare con il 10-20% di chilometraggio settimanale in scarpe con drop ridotto, aumentare del 10% ogni 2-3 settimane, e poi monitorare costantemente segni di sovraccarico (dolore ai polpacci, tensione al tendine d’Achille, fascite plantare).

Molti runner non completano mai la transizione con successo, trovando il drop ridotto troppo stressante indipendentemente dall’adattamento, testimoniando che l’individualità della biomeccanica determina poi l’effettiva compatibilità.

Modelli come Altra Escalante (0mm), Saucony Kinvara (4mm) o New Balance Minimus (4mm) sono un esempio di queste tecnologie: utilizzati appropriatamente dai runner possono offrire esperienze eccellenti, ma utilizzati prematuramente causano infortuni prevedibili evitabili.

Per una transizione di successo, considerate anche la possibilità di effettuare degli esercizi di rinforzo specifici: eccentrici ai polpacci, stretching al tendine d’Achille controllato, esercizi sul piede nudo che costruiscano una forza intrinseca. La pazienza è in ogni caso assolutamente decisiva: la fretta causa tendiniti che richiedono mesi di recupero, vanificando così qualsiasi beneficio potenziale che il drop ridotto avrebbe offerto attraverso un approccio graduale e rispettoso delle proprie caratteristiche.

Come trovare il drop appropriato

Trovare il drop appropriato richiede una considerazione di molteplici fattori individuali, piuttosto che seguire mode o raccomandazioni generiche.

Il punto di partenza migliore è frequentemente… dove siete già. Se avete corso con il giusto comfort per anni con drop 10-12mm senza infortuni, cambiare radicalmente richiede una forte giustificazione, piuttosto che una sperimentazione casuale.

Se state iniziando il running oggi, un drop moderato-alto (8-12mm) offre l’accessibilità massima permettendo un focus sulla costruzione base aerobica senza complicazioni aggiuntive legate all’adattamento biomeccanico che il drop ridotto richiederebbe. Dopo 1-2 anni di base solida con volume consistente, se curiosi, potete esplorare gradualmente drop inferiori valutando se i benefici percepiti giustificano l’adattamento necessario.

Per runner esperti che cercano la giusta ottimizzazione, la sperimentazione controllata con drop variabile attraverso una periodica rotazione può identificare le giuste preferenze: alcuni trovano un drop ridotto eccellente per allenamenti di qualità mentre altri preferiscono un drop elevato per volume.

La flessibilità e la forza già esistenti suggeriscono inoltre come andrà la compatibilità: test di dorsiflessione della caviglia (la capacità di toccare il ginocchio a muro con piede 10 cm distante mantenendo il tallone a terra) predicono la tolleranza al drop ridotto. Il fallimento di questo semplice test suggerisce alcune limitazioni di flessibilità che renderebbero adattamenti più cauti.

Attenzione inoltre alla propria storia di infortuni: tendiniti achillee croniche sono controindicative per il drop ridotto, mentre problematiche croniche al ginocchio potrebbero beneficiare del tentativo graduale di passare a un drop inferiore, ma sempre sotto una supervisione professionale.

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Immagine di Roberto Rais

Roberto Rais

Copywriter, consulente editoriale ed esperto di digital PR, è appassionato di attività outdoor, sport e corsa. Lavora con il team UltraTrail dalla fondazione del progetto.